Luci e ombre nelle evidenze dell’IPCC sull’Europa meridionale
Luis Selva, Direttore Generale di BNZ, analizza l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato in spagnolo su El Economista.
“Se vogliamo contenere il riscaldamento globale a 1,5°C, è ora o mai più. Senza tagli immediati e seri alle emissioni in tutti i settori, sarà impossibile”, ha dichiarato Jim Skea, copresidente del Terzo gruppo di lavoro dell’IPCC, che ha pubblicato il suo rapporto più recente. Il cupo avvertimento contenuto nell’ultimo rapporto dell’organismo delle Nazioni Unite ha intensificato il dibattito sulla capacità dell’uomo di invertire gli effetti del cambiamento climatico globale.
Tutto questo in un contesto in cui è sempre più evidente che il degrado e la distruzione degli ecosistemi da parte dell’uomo aumentano la vulnerabilità delle persone. Il motivo? L’utilizzo insostenibile della terra e delle risorse naturali, la deforestazione, perdita di biodiversità e inquinamento. Questi costanti e gravi cambiamenti della biodiversità stanno influenzando negativamente la capacità di ecosistemi, società, comunità e individui di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Inoltre, secondo il rapporto, la perdita degli ecosistemi e dei loro utilizzi ha un impatto a cascata e a lungo termine sulle persone a livello globale, soprattutto sulle popolazioni indigene e sulle comunità locali che dipendono direttamente da questi ecosistemi per soddisfare le loro necessità primarie. Quali cambiamenti irreversibili vogliamo lasciare alle generazioni future?
Alla luce di questo scenario, uno dei veicoli chiave nella lotta al cambiamento climatico è quello di portare avanti con la massima determinazione la promozione delle energie rinnovabili. Infatti, lo stesso IPCC sottolinea nel suo ultimo rapporto che l’energia verde è motivo di ottimismo al momento, plaudendo alla significativa diminuzione del costo delle fonti energetiche rinnovabili dal 2010, fino all’85% per l’energia solare ed eolica, e delle batterie.
I Paesi del Sud Europa hanno un enorme potenziale geografico ed economico per contribuire a questo balzo in avanti nella generazione di energie rinnovabili, soprattutto nel solare fotovoltaico, che il Vecchio Continente deve portare avanti a beneficio del mondo intero. Tuttavia, Paesi con una grande capacità latente di sviluppare queste tecnologie, come Italia, Spagna e Portogallo, non compaiono nelle prime posizioni del “Green Future Index 2022” pubblicato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), che classifica 76 Paesi in base alla loro disponibilità a procedere verso un futuro a basse emissioni di carbonio.
“Il momento di agire è adesso”.
“Le evidenze sono chiare: il momento di agire è adesso. Possiamo dimezzare le emissioni entro il 2030”, sottolinea l’IPCC all’inizio del documento, a mo’ di monito sul momento limitante che stiamo vivendo. Il mezzo più adatto per raggiungere l’obiettivo di accelerare la transizione energetica, secondo il rapporto, è proprio un uso più intensivo delle energie rinnovabili.
L’IPCC si basa su oltre 18.000 pubblicazioni scientifiche e il suo obiettivo principale è quello di far luce sulle azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici e su quali siano principali problematiche. Il recnte terzo volume del del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC si concentra principalmente sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. E qui vengono identificate cinque questioni chiave: l’uso di combustibili fossili, la produzione di metano e CO2, il bestiame e la transizione verso città più verdi.
Sebbene tutti i punti siano fondamentali per la lotta al cambiamento climatico, quello che riguarda l’energia in quanto tale, l’uso dei combustibili fossili, è forse il più importante a causa della quantità di emissioni di carbonio che vengono rilasciate anno dopo anno. A questo proposito, in relazione alle fonti energetiche, il rapporto indica che la generazione di energia solare fotovoltaica è quasi triplicata, raggiungendo i 680TWh nel periodo 2015-2019, mentre l’eolico e il solare insieme hanno rappresentato l’8% della produzione totale di elettricità nel 2019. Queste percentuali sono destinate indubbiamente a crescere e il rapporto dell’IPCC si dice fiducioso che l’aggiunta di un’ampia quota di generazione variabile sarà mitigata da varie tecnologie di stoccaggio dell’energia, reti, tecnologie Demand Response e altre soluzioni già collaudate.
Il settore solare, in particolare, ha già dimostrato le proprie capacità ed è pronto a fornire enormi quantità di energia pulita necessarie per decarbonizzare il settore energetico. È necessario pianificare e autorizzare l’ammodernamento delle reti elettriche, nonché aumentare la scala e decentralizzare l’ecosistema di produzione di energia fotovoltaica. In questo modo, eliminando gli ostacoli, il solare fotovoltaico sarà in grado di svolgere un ruolo di primo piano in questo decennio.
Questa stessa energia può eliminare 4,25 miliardi di tonnellate di emissioni di carbonio in questo decennio. Ciononostante, le misure proposte finora dai governi sono ben al di sotto di quanto necessario, poiché i flussi di capitale verso i combustibili fossili continuano a superare i fondi destinati alla lotta contro il cambiamento climatico.
È quindi importante sottolineare le difficoltà incontrate a livello amministrativo e legale per portare avanti lo sviluppo dei progetti. L’area mediterranea è un territorio molto ricco in termini di energia e infrastrutture, ma per sfruttare appieno questo potenziale dobbiamo semplificare e accelerare le procedure amministrative. Se riusciremo a farlo in modo più smart, non c’è dubbio che saremo in grado di raggiungere gli ambiziosi obiettivi che abbiamo.
Il ruolo dei Paesi del Sud Europa
Se guardiamo di nuovo al Green Future Index, possiamo notare che Spagna, Italia e Portogallo sono tra i Paesi che stanno salendo di più in classifica, con la Spagna al 13° posto, l’Italia al 17° e il Portogallo al 18°, grazie all’installazione di capacità rinnovabile e anche alla chiusura di diverse centrali elettriche a carbone. Inoltre, nel caso della Spagna, è importante notare che il paese si trova in sesta posizione in relazione alle politiche climatiche, dove vengono presi in considerazione concetti come l’agricoltura sostenibile la tassazione delle emissioni, tra gli altri.
Per questo motivo, la regolamentazione e l’impegno per un grande sviluppo delle energie rinnovabili sono uno dei principali motori di questo necessario cambiamento, ma lo sono anche la capacità di adattamento e gli input delle imprese e dei cittadini. Dall’installazione di pannelli fotovoltaici per l’autoconsumo sugli edifici allo sviluppo di grandi parchi fotovoltaici per alimentare le industrie e centinaia di grandi città.
In questo contesto, la generazione di energia pulita da parte di IPP come BNZ è essenziale per raggiungere gli obiettivi fissati per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi entro il 2050. Come ha detto lo stesso presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, in occasione del lancio del documento, “Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e le conoscenze per limitare il riscaldamento globale”.